1) qualsiasi parte del corpo coperta da un gesso va tenuta in alto per il maggior tempo possibile, soprattutto nei primi tempi ma anche per tutta la durata dell'ingessature
2) qualsiasi frattura richiede una immobilizzazione più precoce possibile, nel caso delle fratture composte anche per evitare che diventino scomposte. Se il piede è molto gonfio si può mettere una valva provvisoria e aspettare che si sgonfi, ma se non è gonfio non si possono fare previsioni del tipo "secondo me doveva gonfiarsi ancora un bel pò", perché è sufficiente tenere il piede in alto perché non si gonfi eccessivamente.
3) nel caso poi che per qualsiasi motivo il piede si gonfi troppo il gesso costringe eccessivamente e provoca precisi segni (dita scure con segni di stasi del circolo, impossibilità a muovere, dolore persistente, ecc): in quel caso l'ortopedico decide di rimuovere il gesso e rifarlo, ovviamente tenendo in considerazione il rischio che una frattura composta possa così trasformarsi in scomposta.
Non penso proprio che un medico "perchè non gli andava di lavorare oggi" scelga di non rimuovere un gesso se riconosce che è troppo stretto, visti anche i gravi rischi che gamba e piede possono correre. Penso piuttosto che abbia valutato nel tuo caso che il dolore sia legato alla frattura e che non ci siano i segni che ho detto prima.
Ricorda anche per tutta la durata dell'ingessatura e anche dopo fino alla completa ripresa della deambulazione libera (=senza stampelle) di fare la profilassi della TVP (=trombosi venosa profonda) con le "punturine nella pancia"